IL PALLONE ELASTICO
Il gioco del pallone elastico ha origini remote nelle valli del Ponente
Ligure e del Basso Piemonte. Qualcuno lo vuole paragonare alla pelota basca,
ad un gioco di pallone giocato con le mani che si vede in alcune zone del
brescia- no e del bergamasco. Il gioco del bracciale che si trova in Toscana
ha avuto fra i suoi campioni giocatori di pallone elastico ed era giocato
a Torino fino agli anni ’40.
Può darsi che l’origine sia comune, quello di lanciare, riprendere
e ributtare, calciare, tirare oggetti tondeggianti ha un qualcosa di ancestrale
e fa parte dell’istinto di tutti gli esseri viventi.
Comunque nella versione della palla a pugno (pallone elastico) è
presente solo nelle zone anzidette e cioè le pro- vincie di Cuneo,
Asti, Alessandria ed Imperia.
Le piazze dei nostri paesi, raccoglievano in occasione dei tornei estivi
un pubblico numeroso e fedele già nel seco- lo scorso e agli inizi
di questo molte società, dotate di regolamenti, di divise, di gagliardetti
ecc. si sfidavano in partite dense di agonismo da far invidia al calcio
odierno.
Apricale aveva squadre di ottimo livello che si battevano con onore nei
tornei locali, pur con un campo meno bello rispetto ai paesi viciniori
quali Isolabona, Dolceacqua, Camporosso per non parlare dei sferisteri.
Infatti il campo sportivo era la piazza del paese e quella di Apricale
risultava più corta, con una forma irregolare e con difficoltà
per sia per il battitore che per la spalla a causa di una strettoia nella
zona di ribattuta.
E qui bisogna fermarsi un attimo a spiegare le principali regole del gioco.
La squadra (quadretta) è formata da quattro elementi, un battitore,
una spalla e due terzini. Il punteggio è, anche se con minime differenze
quello del tennis (quindici, trenta, quaranta, punto). Non c’è la
rete, ma una sorta di rete im- maginaria e mobile che cambia nel corso
della partita in rapporto a dove i giocatori fermano la palla non più
giocabile avendo già battuto due volte per terra. Il punto ove la
palla viene fermata ( la caccia) è segnato e all’inversione di campo
che in questo gioco avviene molto sovente (tutte le volte che ci sono due
“cacce” o anche una sola quando una squadra ha “quaranta” di punteggio
parziale, il battitore con l’aiuto della spalla e dei terzini deve fare
in modo che il pallone si fermi al di là di quella striscia o rete
virtuale segnata dalla “caccia”. Questo determina il punteggio insieme
ai “falli”, (toccare la palla con una parte del corpo diversa dall’avambraccio,
buttare la palla al volo al di fuori del cam- po di gioco) ed ai “cieli”
(la palla non è trattenuta in campo dalla zona di battuta o da quella
di ribattuta).
Il pallone è fatto di lattice di gomma molto duro, pesa 190 grammi
e viene colpito col pugno chiuso protetto da bende, pezzi di cuoio e quant’altro
serve per indurire e proteggere la parte destinata a colpire la palla affinché
la stessa prenda forza e velocità.
Il rito della bendatura ha un’importanza anche scaramantica nel contesto
della gara e viene fatto con particolare attenzione ed impegno da parte
dei giocatori.
E’ uno sport molto popolare che coinvolge le popolazioni tutte ma tra i
suoi appassionati ci furono e ci sono ancora personaggi famosi che vanno
da Goethe che ne parla nel suo “Viaggio in Italia” a Edmondo De Amicis,
dal tenore Tamagno ad Arrigo Boito da Giacosa a Cesare Pavese a Beppe Fenoglio,
Arpino, Ormezzano, Franco Picci- nelli e poi Giolitti, Einaudi e il Principe
Umberto di Savoia ultimo Re d’Italia.
Riferendoci ad Apricale in particolare c’è da notare la presenza
da sempre di giocatori di ottimo livello nell’ambito locale con, in questi
ultimi anni, addirittura un pluricampione italiano di serie A nonostante
le difficoltà per la piazza e per il maggior successo che sembra
avere fra i giovani il calcio.
Questa predisposizione degli apricalesi al gioco de “U BALUN” penso sia
dovuto alla presenza di un mini-campo che ha sfornato decine e decine
di piccoli campioni.
Questo campo minuscolo è “U CUTRUN”, la parte iniziale del caruggio
che circondando tutto il vecchio borgo sta alla base del Castello medioevale.
“U Cutrun” dal significato incerto era una casupola posticcia, usata per
riporre legna e aggeggi da lavoro posto in una strettoia e che per la sua
conformazione e posizione si prestava alla battuta iniziale del gioco questa
volta a mano e non col pugno.
Il pallone veniva tirato con violenza e con malizia sul tetto e il ribattitore
(la spalla) si vedeva spuntare all’improv- viso la palla da respingere.
Ne seguiva un gioco di battuta e ribattuta che necessitava di un’agilità
incredibile da parte di tutti i giocatori e che ha determinato generazioni
di atleti abili, agili, veloci e dotati di una malizia importantissima
nelle partite più della forza bruta non supportata dall’astuzia.
Per questa ragione le squadre di Apricale era imbattibili sul loro campo
e temibili fuori casa.
Oggi “U cutrun” è sparito. La ristrutturazione del castello ha decretato
la sua morte definitiva.
Al suo posto c’è un panca in pietra che chissà perché
non accoglie mai nessun viandante stanco.
Per la verità è stato messo un pezzo di legno sul quale tirare
la palla per il gioco ma non è la stessa cosa, chi sta alla “ribattuta”
se la vede arrivare non c’è più la sorpresa.
Son passato di lì oggi, ho sentito un brusio, gente che protestava,
qualche imprecazione, mi sono voltato pensando di vedere le decine di persone
sedute sulla scalinata a fare il tifo. Non c’era nessuno, chi mugugnava
erano tutti quelli che han lasciato in quei pochi metri litri di sputo,
di catarro per marcare le “cacce”, pezzi di pelle nel muro del castel-
lo, sudore e sangue e bestemmie e ginocchia sbrecate e gomiti sbrecati,
immolati a “U CUTRUN”che non c’è più.
Dubito che quel pezzo di legno, già mezzo marcio dopo una sola stagione
alle intemperie, faccia sorgere i campio- ni che si sono succeduti
su questo acciottolato di Liguria chiamato per secoli “u caruggiu de Pecastèl”
divenuto oggi “Via Martiri” riferito però ai Martiri della Libertà
Italiana !!!
MADONNA MIRACOLATA
Strane cose succedono
ad Apricale. Un'antichissima statua della Madonna ha cambiato corpo; costituito
da una struttura di legno grezzo, si è trasformato in un busto di
gesso. Mistero assoluto sul come e sul quando.
Con la fine del Millennio
e l'inizio del nuovo i messaggi apocalittici si son fatti sempre più
frequenti.
Era prevedibile ma desta
pur sempre qualche interesse antropologico osservare questo millenarismo
che pervade la società con un aumento delle apparizioni, delle Madonne
piangenti, dei miracoli eclatanti tanto da comportare una rivisitazione
della presenza del soprannaturale nella vita moderna.
La Chiesa ufficiale cerca
naturalmente di mantenere le dovute distanze usando particolare cautela
nel confermare quello che non è ancora sotto il suo completo controllo,
quello che non riesce a gestire direttamente ma con il Gran- de Giubileo
è pronta a cavalcare un movimento che lascerà un segno del
suo passaggio.
I l popolo è invece
più propenso a lasciarsi trascinare forse anche per quel bisogno
di aggrapparsi comunque a qualcosa tipico dei momenti di crisi o delle
fasi epocali.
Ancora pochi decenni fa
le apparizioni mariane si limitavano alle regioni di forte presenza cattolica
mentre oggi,
nel villaggio globale, manifestazioni miracolose
spuntano un pò da tutte le parti: nei paesi ex comunisti così
come in Africa, negli Stati Uniti o nel caso dell'Italia in zone
particolarmente laiche.
Le migliaia e migliaia
di persone che si raccolgono nei luoghi delle presunte apparizioni in attesa
del miracolo, la promessa di guarigioni eclatanti che santoni, più
o meno facenti parte della gerarchia ecclesiastica, promettono, hanno
montato una cultura del miracolo sorprendente in un mondo che sembrava
pervaso dal razionalismo più profondo.
Tutta questa premessa
per constatare come, al moltiplicarsi dei miracoli si possa dare una spiegazione
millena- ristica. Più difficile sembrerebbe la spiegazione di quello
che è accaduto ad Apricale e che ha determinato un titolo così
curioso.
Ma veniamo ai fatti
!! Esistono ad Isobona e ad Apricale da tempo immemorabile due statue della
Vergine molto simoli e con una caratteristica comune. Sono vestite con
abiti di vera stoffa che può essere rimossa per la pulizia o per
piccoli rammendi. Quella di Isolabona si trova sulla provinciale per Pigna
in un bellissimo santuario a Lei dedicato e deve essere miracolosa in quanto
si notano degli "ex voto". Per quella di Apricale non si hanno notizie
di miracoli ma, come vedremo, è essa stessa miracolata !! La statua,
interessante artisticamente, rappresenta la Vergine col Bambino e la sua
collocazione era in un armadio, senza i vestiti e coperta da un lenzuolo
bianco per proteggerla dalla polvere.
Veniva addobbata,
a cura delle prioresse o comunque donne nubili, per le feste patronali
del paese, il 2 febbraio (Candelora) e l'8 settembre (Madonna del Rosario).
La struttura consiste in un tronco di legno grezzo che verrà coperto
dal vestito mentre il viso e le mani, una che sorregge Gesù Bambino
l'altra che porta una candela o un rosario a seconda della festa, sono
pure di legno ma di pregevole fattura.
E' meglio dire consisteva
perché anche Apricale, che non vuol essere da meno in questo passaggio
epocale, ha avuto il suo piccolo o grande, chissà, miracolo.
La Vergine, che
usciva solo due volte l'anno per incontrare generazioni e generazioni di
apricalesi devoti e fidenti, è ora posta in un altare laterale sempre
pronta e disponibile a ricevere le invocazioni del suo "popol fedel…."
fornita però, MIRACOLO !!!!, di un corpo intero e pure di gesso.
Un corpo a dir la
verità non troppo femminile, di un colore non molto virgineo (tanto
col vestito non si vede !!!) ma la cosa più sorprendente è
che nessuno ne sa niente.
L'abitudine al miracolo
non ha causato stupori, l'incredulità, il raziocinio non fanno più
parte del nostro modo di pensare, lo scetticismo o almeno il bisogno di
capire, la curiosità o la giusta ricerca su causa ed effetto non
sono più di casa tra noi.
Parroco, Belle Arti,
Commissione per l'Arte Sacra, altre volte così presenti e interessate
per motivi molto più banali, sembrano ora essersi volatilizzate,
inesistenti. Regna l'omertà più assoluta !!!! Nessuno ha
fatto niente !!! Nessuno ha visto nulla !!!!
E' successo……. Ringraziamo
il Signore !!!!
Chi, come, quando,
dove, perché ??? …… LodiamoLo e ringraziamoLo ...... hodie et in
seculum seculi. Amen!!!
Ho scritto tutto
questo perché a me fa pena la povera testa, santa ma priva del corpo
che è servito alla Madonna, testa sacrificata per cotanto miracolo
e fatta sparire in chissà quali meandri.
Ed a questo Santo
sconosciuto e misterioso, privato del corpo per manomettere, oserei
dire in modo sacrilego se oggi questa parola avesse ancora un qualche significato,
la più antica, la più pregevole, la più venerata icona
della Santa Vergine presente in Apricale, rivolgo una preghiera sincera
non per me ma per il mio paese, per questo paese che avrebbe tanto
bisogno di pulizia ed onestà.